Il glioblastoma cerebrale è un tumore aggressivo che infiltra l’encefalo. La risonanza magnetica con contrasto ne permette la diagnosi iniziale seguita dal prelievo di tessuto durante l’intervento chirurgico. Il tessuto tumorale ed il DNA contenuto nelle cellule del tumore vengono analizzate così da diagnosticare con certezza che si tratti di glioblastoma. Vi sono diversi tipi di glioblastoma: l’analisi del DNA delle cellule tumorali, nota come “analisi molecolare”, permette di sapere in modo più specifico di quale tipo di glioblastoma si tratti. L’analisi molecolare permette inoltre di stabilire quale sia il percorso di trattamento radioterapico e chemioterapico e immunoterapico più adeguato al paziente.
Il glioblastoma cerebrale infiltra l’encefalo oltre i margini che normalmente sono visibili come una massa che prende contrasto nel cervello. L’infiltrazione oltre i margini si evidenzia con sequenze di Risonanza magnetica, tra cui la FLAIR. La FLAIR quindi identifica con una buona approssimazione quali zone del cervello siano già infiltrate dal glioblastoma, oltre alla massa visibile che si impregna di contrasto.
Sappiamo già che i pazienti con glioblastoma beneficiano dell’asportazione chirurgica se almeno il 70/80% della massa che si impregna di contrasto viene asportata. Ciò che si cerca di chiarire è se l’asportazione anche della parte infiltrata del cervello visibile nelle sequenze FLAIR – più estesa della massa che prende contrasto – possa prolungare la sopravvivenza del paziente. Prolungare la sopravvivenza ovviamente non deve andare a discapito della qualità di vita. L’asportazione chirurgica della parte di tumore “FLAIR” deve essere eseguita con monitoraggi e mappaggi intraoperatori che permettano di non compromettere le funzioni neurologiche del paziente. La parte del tumore “FLAIR” purtroppo infiltra nella maggior parte dei casi aree cerebrali che ricche di funzioni.
Negli ultimi 2 anni diversi studi hanno dimostrato che:
- L’asportazione chirurgica della porzione in FLAIR, oltre a quella che prende contrasto, determina un aumento significativo della sopravvivenza e del tempo in cui il paziente è libero da recidiva (se vengono asportati almeno il 25-50% della FLAIR a secondo degli studi)
- L’asportazione chirurgica della porzione in FLAIR, se condotta con adeguate tecniche di mappaggio operatorio ed eventualmente con tecniche di chirurgia da sveglio (awake surgery), non determina la comparsa di deficit neurologici aggiuntivi.
L’asportazione chirurgica del glioblastoma, laddove possibile, è il primo ed uno dei più importanti atti terapeutici nei pazienti che ne sono affetti. La chirurgia e l’analisi del tessuto che si esegue influenza le terapie radioterapiche, chemioterapiche ed immunoterapiche successive.
Il neurochirurgo oncologico si impegna ad asportare quanto più tessuto tumorale del glioblastoma possibile, anche oltre i classici limiti della presa di contrasto, purché’ sia possibile preservare le funzioni neurologiche e la qualità di vita del paziente. Ogni paziente è unico e questa delicata decisione di massimizzare l’asportazione del tumore deve tener conto delle condizioni neurologiche e neurocognitive preoperatorie del paziente, della sua “riserva funzionale” cioè delle sue capacità di recupero, e non ultimo dei desideri del paziente.
Per approfondimenti:
J Neurosurg 124 (4), 977-88 Apr 2016
Yan Michael Li12, Dima Suki1, Kenneth Hess3, Raymond Sawaya1
World Neurosurg 135, e738-e747 Mar 2020
Ming Lu 1, Zheng-Hao Fu 1, Xiao-Jun He 1, Jian-Kan Lu 1, Xin-Qing Deng 1, De-Liu Lin 1, You-Ming Gu 1, Yan-Feng Fan 1, Ming-Yao Lai 2, Juan Li 2, Ming-Ming Yang 3, Zhong-Ping Chen 4
J Neurooncol. 2017;131(2):377–384
Pessina F, Navarria P, Cozzi L, et al.